Performing with confidence
di Claudio Binetti
domenica 17 novembre 2013
martedì 24 settembre 2013
Riflessioni di Giulia su "Performing with confidence"
"Studio il pianoforte da sei anni. Non sempre sono stata costante anche perché
non ho mai pensato di diventare una professionista. Nonostante ciò il legame con
la musica resta molto profondo. Quando suono alterno momenti di passione e di
grande frustrazione. Non sono mai riuscita a condividere con gli altri quello
che provo suonando probabilmente a causa della mia timidezza e questo mi ha
sempre fatto soffrire. Gli incontri con Claudio (“Performing with confidence”)
sono stati molto importanti perché mi hanno aiutato a comprendere più a fondo il
sottile funzionamento della mente e i meccanismi, con il tempo diventati
automatismi, che portano a provare sempre la stessa emozione. Quasi un percorso
segnato, un sentiero che conduce inevitabilmente dove non vuoi. Sono in totale
balia della mia mente e la realtà è come distorta. Seguendo Claudio, attraverso
semplici esercizi e limpide riflessioni sono riuscita a fare ordine, a
riprendere il controllo. La cosa che più mi ha colpito è il concetto di “vivere
il presente” davanti allo strumento. Suonare con questo tipo di concentrazione
non lascia spazio ad altri pensieri, esiste solo l’istante del suono e niente
altro. Riflettendo su questo pensiero ho capito quanto il rapporto con la musica
è legato alla mia vita. Il problema della condivisione non riguarda solo la
musica ma esiste in molti altri aspetti. Così ho iniziato a utilizzare ciò che
imparavo negli incontri con Claudio anche in altre situazioni, come a scuola o
nelle relazioni con le persone. È stato davvero bello perché mi ha sostenuto in
un momento molto importante in cui ho dovuto scegliere cosa fare nella mia vita.
Ho finito il liceo e ho scelto di andare a studiare all’estero. Questa
esperienza mi ha offerto un mezzo per affrontare le situazioni con maggiore
consapevolezza e autonomia."
Giulia
Giulia
martedì 17 settembre 2013
Risposta al commento di Giorgio del 10 sett.
Giorgio ha scritto:
"Se mai le parole e, incidentalmente, queste parole, trovassero un posto, uno spazio, dove i viventi, noi, le potessimo usare, come si usano certe fotografie, certi vecchi libri, certi versi. Parole balsamo, parole che suscitino un sorriso appena accennato o un groppo alla gola.
Se così fosse ne vorrei trovare di speciali per questo uomo, ragazzo, padre e figlio, cui è toccata in sorte la capacità immediata di trasmettere affetto e profondità e leggerezza.
Càpita di poter gettare un secchio di acqua fresca e pulita su sentimenti che mostrano la corda, assopiti o perduti, frusti, càpita, con Claudio"
"Se mai le parole e, incidentalmente, queste parole, trovassero un posto, uno spazio, dove i viventi, noi, le potessimo usare, come si usano certe fotografie, certi vecchi libri, certi versi. Parole balsamo, parole che suscitino un sorriso appena accennato o un groppo alla gola.
Se così fosse ne vorrei trovare di speciali per questo uomo, ragazzo, padre e figlio, cui è toccata in sorte la capacità immediata di trasmettere affetto e profondità e leggerezza.
Càpita di poter gettare un secchio di acqua fresca e pulita su sentimenti che mostrano la corda, assopiti o perduti, frusti, càpita, con Claudio"
Giorgio, sono profondamente toccato e felicemente scosso dalla tua "musica". Grazie!
domenica 15 settembre 2013
sabato 7 settembre 2013
Risposta ad Alessandro
Carissimo Alessandro,
l'unica cosa che posso aggiungere alle tue puntuali parole è che molte dinamiche da me adottate nel rapporto con il corno inglese e con la musica, hanno formato un modello molto dinamico, al quale frequentemente ho attinto per cambiare aspetti della mia vita che dovevano essere trasformati.
Ciao Claudio
l'unica cosa che posso aggiungere alle tue puntuali parole è che molte dinamiche da me adottate nel rapporto con il corno inglese e con la musica, hanno formato un modello molto dinamico, al quale frequentemente ho attinto per cambiare aspetti della mia vita che dovevano essere trasformati.
Ciao Claudio
domenica 1 settembre 2013
Riflessioni dalla Palestina
Ritrovare il contatto con la "realtà"
Cosa è reale?
Questa è la domanda che tutti dovremmo porci, specialmente in quei momenti nei quali ci sentiamo smarriti, o siamo in preda a emozioni intense che ci impediscono di esprimere il nostro potenziale.
Da tempo collaboro con The Edward Said National Conservatory of Music e in quest'ultima esperienza palestinese il problema del distacco dalla realtà come causa della nostra difficoltà ad affrontare il pubblico, mi è apparso estremamente chiaro.
Con dinamiche e motivazioni diverse tutte le persone con cui ho lavorato hanno manifestato questa tendenza ogni volta che erano pervase da emozioni troppo intense e limitanti. Non sto parlando della solita "paura" che in realtà è la preparazione di una giusta tensione che ci permette di esprimerci al meglio, ma mi riferisco proprio a ciò che è definito panico da palcoscenico.
Quello che io definisco distacco dalla realtà è anche la causa di tutti quegli altri stati nei quali non riusciamo ad evolvere durante la nostra preparazione, in quanto bloccati da qualche "forza" sconosciuta.
Da anni pratico la meditazione e la condizione che si raggiunge con un po' di esperienza è molto simile a quando siamo totalmente concentrarti e ci esprimiamo completamente. Tutti noi abbiamo vissuto, almeno per una volta, l'esperienza nella quale esiste solo il suono che viene prodotto dal nostro strumento, la nostra interpretazione, che pur seguendo intenzioni già definite durante lo studio, si perfeziona e a volte si trasforma proprio in quegli istanti dove magicamente prendono forma le soluzioni espressive, anche le più inattese, dove si percepisce la partecipazione del pubblico, quasi come se esecutore, strumento, suono, la sala nella quale suoniamo e il pubblico che ascolta fossero una cosa sola.
Questa è la condizione che ci permette di assolvere completamente al nostro compito di musicisti, ed è solo questo stato che ci fa essere in contatto con la realtà musicale che può essere molto vicina alle intenzioni del compositore.
Cerchiamo di ricordare quando eravamo piccoli, o osserviamo dei bambini giocare. Mentre giocano esiste per loro solo il loro gioco. Lo possiamo distinguere nei movimenti, ma sopratutto nel loro sguardo, che è proprio come il nostro quando siamo totalmente concentrarti nell'esecuzione, o stiamo "vivendo il presente" come Ecktar Tolle lo definisce nel suo splendido libro "Il potere di adesso". Il bambino mentre è concentrato nella sua attività vive la realtà, assolvendo al suo compito: giocare. Ed è totalmente in quello che fa. Non esistono altri giocattoli se non quello che sta usando.
Uno dei maggiori inganni nei quali cadiamo, è quello di considerare tutto quello che noi pensiamo come realtà. Si è vero, i nostri pensieri sono reali, ma in questo caso va chiarito cosa io intenda per realtà.
La realtà non sempre corrisponde a ciò che noi pensiamo e quello che noi crediamo sia realtà è la nostra rappresentazione di essa.
I nostri pensieri sono creati da una parte del nostro corpo: il cervello. Il nostro cervello (inteso come creatore di pensieri) essendo una parte non può rappresentare il tutto. Il nostro tutto (la realtà) comprende pensieri, emozioni, sensazioni, energia che ci viene inviata dall'ambiente esterno sotto forma di percezione del pubblico e della sua partecipazione all'ascolto.
Questo è quello che io definisco reale in quanto è la condizione nella quale noi riusciamo ad essere "fedeli" al nostro scopo di musicisti.
Un bravo musicista può avere dei momenti nei quali non è completamente in forma, o situazioni nelle quali non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Alcuni di noi consapevolmente sanno quale sia la loro realtà e considerano quella determinata situazione come momentanea, mentre altri rimangono intrappolati in emozioni negative e considerano reale quella porzione di esperienza.
So perfettamente che col susseguirsi di esperienze di questo tipo la condizione che ne deriva, può apparire reale divenendo così l'unica possibile manifestazione, per questo è indispensabile avere sempre chiara la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
Cosa è reale?
Questa è la domanda che tutti dovremmo porci, specialmente in quei momenti nei quali ci sentiamo smarriti, o siamo in preda a emozioni intense che ci impediscono di esprimere il nostro potenziale.
Da tempo collaboro con The Edward Said National Conservatory of Music e in quest'ultima esperienza palestinese il problema del distacco dalla realtà come causa della nostra difficoltà ad affrontare il pubblico, mi è apparso estremamente chiaro.
Con dinamiche e motivazioni diverse tutte le persone con cui ho lavorato hanno manifestato questa tendenza ogni volta che erano pervase da emozioni troppo intense e limitanti. Non sto parlando della solita "paura" che in realtà è la preparazione di una giusta tensione che ci permette di esprimerci al meglio, ma mi riferisco proprio a ciò che è definito panico da palcoscenico.
Quello che io definisco distacco dalla realtà è anche la causa di tutti quegli altri stati nei quali non riusciamo ad evolvere durante la nostra preparazione, in quanto bloccati da qualche "forza" sconosciuta.
Da anni pratico la meditazione e la condizione che si raggiunge con un po' di esperienza è molto simile a quando siamo totalmente concentrarti e ci esprimiamo completamente. Tutti noi abbiamo vissuto, almeno per una volta, l'esperienza nella quale esiste solo il suono che viene prodotto dal nostro strumento, la nostra interpretazione, che pur seguendo intenzioni già definite durante lo studio, si perfeziona e a volte si trasforma proprio in quegli istanti dove magicamente prendono forma le soluzioni espressive, anche le più inattese, dove si percepisce la partecipazione del pubblico, quasi come se esecutore, strumento, suono, la sala nella quale suoniamo e il pubblico che ascolta fossero una cosa sola.
Questa è la condizione che ci permette di assolvere completamente al nostro compito di musicisti, ed è solo questo stato che ci fa essere in contatto con la realtà musicale che può essere molto vicina alle intenzioni del compositore.
Cerchiamo di ricordare quando eravamo piccoli, o osserviamo dei bambini giocare. Mentre giocano esiste per loro solo il loro gioco. Lo possiamo distinguere nei movimenti, ma sopratutto nel loro sguardo, che è proprio come il nostro quando siamo totalmente concentrarti nell'esecuzione, o stiamo "vivendo il presente" come Ecktar Tolle lo definisce nel suo splendido libro "Il potere di adesso". Il bambino mentre è concentrato nella sua attività vive la realtà, assolvendo al suo compito: giocare. Ed è totalmente in quello che fa. Non esistono altri giocattoli se non quello che sta usando.
Uno dei maggiori inganni nei quali cadiamo, è quello di considerare tutto quello che noi pensiamo come realtà. Si è vero, i nostri pensieri sono reali, ma in questo caso va chiarito cosa io intenda per realtà.
La realtà non sempre corrisponde a ciò che noi pensiamo e quello che noi crediamo sia realtà è la nostra rappresentazione di essa.
I nostri pensieri sono creati da una parte del nostro corpo: il cervello. Il nostro cervello (inteso come creatore di pensieri) essendo una parte non può rappresentare il tutto. Il nostro tutto (la realtà) comprende pensieri, emozioni, sensazioni, energia che ci viene inviata dall'ambiente esterno sotto forma di percezione del pubblico e della sua partecipazione all'ascolto.
Questo è quello che io definisco reale in quanto è la condizione nella quale noi riusciamo ad essere "fedeli" al nostro scopo di musicisti.
Un bravo musicista può avere dei momenti nei quali non è completamente in forma, o situazioni nelle quali non riesce a esprimere tutto il suo potenziale. Alcuni di noi consapevolmente sanno quale sia la loro realtà e considerano quella determinata situazione come momentanea, mentre altri rimangono intrappolati in emozioni negative e considerano reale quella porzione di esperienza.
So perfettamente che col susseguirsi di esperienze di questo tipo la condizione che ne deriva, può apparire reale divenendo così l'unica possibile manifestazione, per questo è indispensabile avere sempre chiara la differenza tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
giovedì 1 agosto 2013
The Palestine Youth Orchetra
Questa estate sarò onorato di partecipare come coach dei Legni della Palestine Youth Orchestra nella sua stagione estiva 2013
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